Associazione Sandro Pertini

Associazione Sandro Pertini

Associazione Culturale Sandro Pertini

Nato a Stella (SV) il 25 settembre 1896, Alessandro Pertini si laureò in legge e in scienze politiche e sociali. Dopo aver combattuto nella prima guerra mondiale, Pertini si iscrisse al PSI nel 1918.
Oppositore del fascismo, subì la prima condanna per antifascismo (a otto mesi di carcere) nel 1925.
L'anno dopo arriva la seconda, a cinque anni di confino.
Per sfuggire alla cattura, emigra clandestinamente in Francia, insieme con Turati, stabilendosi prima a Nizza e poi a Parigi.
Nel 1929, rientrato in Italia, venne arrestato e condannato a undici anni di carcere: ne scontò sette, poi fu inviato al confino prima a Ponza poi a Ventotene.
In quegli anni strinse amicizia con Gramsci e rifiutò la domanda di grazia inoltrata dalla madre a Mussolini.
Nel 1943 evade dal carcere di Regina Coeli e partecipa alla guerra di liberazione: è a porta San Paolo a Roma, a Firenze per l'insurrezione della città, prepara con Valiani e Longo l'insurrezione del 25 aprile a Milano.
Nel 1945 è segretario del PSI.
Nel 1946 viene eletto deputato all'assemblea costituente, nel 1948 diventa senatore. Assertore dell'autonomia del PSI, nel 1948 fu contrario alla formazione della lista del Fronte Popolare, ma operò sempre per l'unità della sinistra.
Presidente della Camera dal 1968 al 1976, Pertini fu eletto Presidente della Repubblica l'8 luglio da una maggioranza assai vasta.
Fin dal suo discorso di insediamento proclamò di voler essere il presidente dell'unità nazionale.
Richiamandosi di continuo alla Costituzione e al nesso inscindibile tra giustizia e libertà, ricordò i "patrioti" con cui aveva condiviso "le galere del tribunale speciale, i rischi della lotta antifascista e della resistenza".
Per l'Italia intravedeva una funzione di pace: "si svuotino gli arsenali di guerra, sorgente di morte, si colmino i granai": Pertini, in un momento di grave crisi per il paese e le sue istituzioni, seppe divenire un punto fermo di riferimento e conquistare l'affetto degli italiani, al di là delle sue singole scelte.
Morì a Roma il 25 febbraio 1990

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A un certo punto il Presidente Pertini mi disse: "Vede, Professore, accade che qualche mio vecchio compagno, venendo qui, mi chieda come mai io ho lasciato quel Crocefisso li', invece di rimuoverlo dallo studio del Presidente della Repubblica.
Gli rispondo che non lo farei mai per due motivi.
Primo, perche' ho un grande rispetto e una profonda ammirazione per quell'uomo finito sulla croce per dire cose giuste. Secondo, perche' quel Crocefisso e' da molti - lei e' tra questi, io no - amato e venerato".
"E io gliene sono grato" risposi "per averlo lasciato li'."
"Pero' " aggiunse Pertini "lei dovrebbe dire al Papa, da lei tanto amato, che lei ha un amico ateo."
Cosa che puntualmente riferii al Santo Padre. E Giovanni Paolo II mi disse: "Quando avra' occasione di incontrare il Presidente Pertini gli dica: 'il Papa mi ha detto che lei la Fede ce l'ha negli occhi' ".
Antonino Zichichi, Perche' io credo in Colui che ha fatto il mondo, il Saggiatore, Milano 1999, pag. 176.