Centro Donna Giustizia

Attivitą di sensibilizzazione

SENSIBILIZZAZIONE NELLE SCUOLE

 

CONTENUTI DEGLI INCONTRI NELLE CLASSI

Gli incontri nelle scuole hanno sviluppato la tematica della violenza contro le donne, partendo dal presupposto che la violenza di genere, riconosciuta oggi dalla comunità internazionale, è una violazione dei diritti umani fondamentali. L’approfondimento ha permesso di mettere in luce il mantenimento rigido e stereotipato delle differenze e delle divisioni dei ruoli tra i generi, evidenziando la mancanza di una cultura del rispetto, della pace e dell’ascolto, capace di contrastare gli atteggiamenti di dominio e controllo. Trattasi di comportamenti che purtroppo infestano le nostre relazioni quotidiane e sono le principali cause delle violenze di cui abbiamo notizia attraverso la cronaca nera: un giorno su due abbiamo notizia di donne uccise per mano di uomini.

Andare nelle classi e parlare di violenza ha significato parlare delle ferite e dei vissuti di impotenza   e di come la violenza si nutra della paura e della solitudine.
Spesso abbiamo incontrato violenza all’interno della classe, ma anche tanta violenza che loro stessi/e hanno subito, anche negli ambiti familiari, narrando, dentro o fuori la classe, storie che non avevano mai osato condividere con nessuno. Ciò ha dato lo stimolo a riflettere, in particolare sulle conseguenze pericolose che il controllo, l’umiliazione e l’insicurezza possono provocare se non scoraggiate, o addirittura alimentate, dai pari e dagli stili di vita degli educatori adulti, familiari, insegnanti, allenatori, ecc… con cui i ragazzi e le ragazze entrano in contatto.
I gruppi classe incontrati sono eterogenei, non solo su un piano di genere, ma anche per diverse sensibilità, culture di appartenenza e percorsi di gruppo che hanno favorito amalgama e/o conflittualità.
 
COSA EMERGE: LE RIFLESSIONI DEI CONDUCENTI
L’approccio del circle time, ripetuto per tre incontri di due ore, ha consentito di affrontare i temi emersi in più riprese nel tempo. In alcuni casi sin dall’inizio, si sono toccate con mano varie forme di violenza riportate innanzi alla classe o in atto tra i compagni stessi di scuola, riuscendo a dare voce alle dinamiche sottostanti al fine di comprendere e poterle cambiare. 
In altri casi, invece, si è evidenziata la difficoltà, soprattutto nei ragazzi, a parlare di violenza, specie quando è presente anche nella loro vita quotidiana. Anche per le ragazze, in certi momenti è stato faticoso riconoscerla, spesso proprio perché non è facile parlarne di fronte ad un gruppo classe percepito come ostile e giudicante.
All’interno della classe quasi sempre appaiono i racconti della violenza assistita, subita o provocata: non solo in famiglia o nei luoghi tipici frequentati dai/lle ragazzi/e, ma anche dentro l’aula, tra studenti e tra studenti e professori. La violenza si è mostrata in diverse forme: discriminazioni razziali, incrementate dalle recenti paure verso la cultura islamica, discriminazioni di genere, gelosia e possessività dei maschi verso le femmine, omofobia, furti, ricatti, esclusioni, bullismo, cyberbullismo. I/le ragazzi/e hanno anche riportato che i professori fanno un utilizzo punitivo dei provvedimenti disciplinari, adottano comportamenti iniqui, hanno problemi di comunicazione con loro, adoperando ricatti e battute svalutanti. I professori per parte loro sono costretti a misurarsi con un clima dove la scarsa certezza del diritto e la mancanza di riconoscimento dell’autorità genera vissuti di disperazione.
... in certe classi sono emersi il desiderio, la voglia e il bisogno di confronto: "perché di queste cose non si parla mai tra amici o a scuola, non c'è mai tempo di avere momenti in cui parlare con gli insegnanti"... (riportato dalle discussioni nelle classi)
“infine ora abbiamo anche i mezzi e sappiamo a chi rivolgerci nel caso si verifichino casi di violenza nel nostro nucleo famigliare.”

Formazione e sensibilizzazione: gli interventi nelle Scuole_ 2015/14

A Ferrara nel 2015 sono state coinvolti 11 ISTITUTI, n. 10 della scuola secondaria di II° grado (di cui 3 di cento)  e n. 1 – in via sperimentale – della secondaria di I° grado.
Sono stati effettuati seminari di formazione per insegnanti in due istituti: ITI e BACHELET dal titolo “Cosa fare quando non sai che fare”: nel primo Istituto l’intervento era costituito da n. 3 incontri con approfondimenti sulla tematica della violenza di genere di tipo operativo, legale e psicologico, mentre nel secondo Istituto da n. 1 incontro di supervisione e programmazione.
STUDENTI TOTALE n. 24 classi
Metodologia: laboratori e circle time, sugli stereotipi, la violenza e i vissuti relativi, sviluppati nell’arco tre incontri per i/le ragazzi/e delle scuole secondarie di II° grado.
La scuola dentro l’Associazione
Nel corso del 2015 sono state accolte n. 10 tirocinanti delle scuole superiori, per svolgere i tirocini formativi previsti nel percorso delle scuole. 1 Ipsia (Cento), 2 Carducci (Ferrara), 2 Ariosto (Ferrara), 3 Einaudi (Ferrara), 2 Ipsia (Argenta). I tirocini, realizzati in periodi vari, hanno affiancato la formazione delle ragazze che hanno svolto Servizio Civile e Tirocinio curriculare dall’Università, presso l’Associazione.
Le tirocinanti hanno svolto interviste e colloqui con operatrici del CDG, al fine di riconoscere le dinamiche e le conseguenze delle situazioni accolte nei tre progetti principali del CDG: Uscire dalla violenza, Oltre la strada e Lunablu. Il principio di fondo è soprattutto lo svelamento degli stereotipi, che tendono a discriminare ulteriormente la fascia di persone che hanno problemi di discriminazione e violenza. Le studentesse hanno potuto altresì comprendere le attività dei diversi progetti, nelle azioni di assistenza, accoglienza e prevenzione. Inoltre una parte del tirocinio ha visto la partecipazione di operatori che collaborano con il CDG e sono stati coinvolti: CAM, UDI, CSV, MN, Ufficio Tutela diritti minori Comune di FE, Servizi Sociali area minori, Centro per le famiglie, Carabinieri, Ufficio minori Questura, AUSL Malattie infettive, Ufficio Punto di mediazione Ospedale.
La Metodologia usata ha spaziato da lezioni frontali, video, filmati, documentari, laboratori, presentazione di immagini significative e brainstorming. Le ragazze hanno svolto delle relazioni presentate alle docenti di riferimento, che hanno riportato un feedback positivo.
È continuata la collaborazione per l’attuazione della ricerca sulla violenza di genere dal punto di vista degli adolescenti ferraresi, fino alla preparazione, organizzazione e partecipazione ai tre convegni finali: “Maschile e femminile, plurale, in adolescenza.” I° incontro “Coppie adolescenti: emozioni e paure, gelosia e violenza” II° “Le domande di fondo: giustizia e vendetta, rispetto e sopraffazione.” III° “Omofobia: si fa per scherzare?”.

 

Nel 2014 sono stati quasi 700 i/le ragazzi/e delle scuole secondarie di II° grado coinvolti in progetti didattici di prevenzione della violenza di genere. Le scuole interessate, in prevalenza Ferrara e Cento, hanno aderito alla proposta progettuale che il CDG, assieme al CAM, ha ideato in un percorso laboratoriale solitamente di 3 incontri di 2 ore per classe. Il CDG ha fatto parte del gruppo di ricerca che ha visto coinvolto 724 studenti/esse delle scuole di Ferrara in una ricerca-questionario sulle tematiche su esposte.
Il percorso di formazione e sensibilizzazione rivolto alle scuole ha visto prima una formazione alle/gli insegnanti e poi alle classi che più si prestavano a questa esperienza.
Obiettivi:
- conoscere la violenza di genere e il rischio che può comportare;
- indagarne le origini e le cause strettamente connesse alla definizione dei ruoli sociali del maschile e del femminile;
- svelare gli stereotipi e le diseguaglianza di genere;
- proporre possibili modalità di comportamento e atteggiamenti che permettano di costruire, in futuro, relazioni affettive positive,
- oltre che saper riconoscere per poter rifiutare la violenza.
Gli approcci intrapresi con le scuole sono stati svariati e molteplici, più o meno formali o informali, anche  attraverso canali già conosciuti. Nel progetto sono state coinvolte le seguenti scuole: Liceo Ariosto, IPSIA FE, Liceo Carducci, Einaudi, Liceo Roiti, I.T.G. G.B. Aleotti, Istituto d’Arte Dosso Dossi, Ispia di Argenta e Ist. Alberghiera “Remo Brindisi” di Lido degli Estensi, ITI FE, Liceo Cevolani, IPSIA Taddia e ISIT Bassi Burgatti di Cento.
Gli incontri sono stati condotti da due docenti, rispettivamente un’esperta del Centro Donna Giustizia e un esperto del Centro Ascolto uomini Maltrattanti (CAM).

Conferenza il 5/5/2014 a Cento – IPSIA TADDIA: con la presenza del Comandante dei Carabinieri, il Comandante della Polizia Municipale di Cento, il Prefetto di Ferrara, una rappresentante della Regione Emilia Romagna – Assessorato Politiche Sociali, Assessora alle Pari Opportunità e Vice Sindaco di Cento, il Centro Donna Giustizia, centro antiviolenza contro ogni forma di violenza sia verso le donne sia verso i minori e il CAM centro di ascolto uomini maltrattanti.
 

 Cosa emerge: alcune tematiche

1) La violenza di genere: dei maschi verso le femmine, per esempio, se una ragazza va con tanti ragazzi è una “poco seria”, il contrario: un “figo”. In particolare sono emerse le differenze nelle forme di violenza del maschile e quelle nel femminile stesso: per es. la donna che picchia da fastidio e fa arrabbiare, l’uomo che da uno schiaffo fa paura. di me perché ho paura degli altri maschi, perché li conosco (maschio).
2) La violenza che gli uomini subiscono solo per il fatto di dover essere “veri uomini”. Temi come rispetto e onore diventano fonte di discussione dove i ragazzi, ma anche le ragazze, si giocano la propria identità: atti di violenza sono giustificati in nome dell’onore e la vergogna di subire violenza allontana i ragazzi e le ragazze tra di loro.  Il gruppo giudica e trasmette i codici degli stereotipi sociali, trasmessi dagli adulti stessi.
3) Altro argomento comune: “perché non lo lascia?” È la domanda costante che fa ricadere la responsabilità sulla donna e anche i ragazzi e le ragazze si accostano alla tematica nello stesso modo che avviene nella società. La violenza è vergogna, fragilità, fa sentire deboli e disonorati/e, fa sentire la vittima in colpa, che se lo merita e rende incomprensibile il significato profondo della relazione violenta, perché tutti ne siamo coinvolti emotivamente.
Alcune frasi dei/lle ragazzi/e:
- L'uomo senza la donna si sente perso.
- Abbiamo anche analizzato il caso della violenza sessuale attraverso un video.
- E' stato molto interessante approfondire il significato del termine "violenza" e scoprirne tutte le sfaccettature, vedere come una semplice e apparentemente innocua provocazione verbale possa ferire profondamente e innescare con facilità in chi la subisce sensi di colpa, sensazione di inferiorità, impotenza, sottomissione.
- Alcune cose le conoscevo già ma altre invece no e penso che l'incontro sia di molto aiuto per le ragazze in modo da riconoscere subito una violenza fisica o psicologia e di bloccarla proprio sul nascere.
- … mi hanno permesso di capire che la violenza non è solo fisica. ma anche psicologica. Mi hanno dato la capacità di comprendere i primi segnali ed essere in grado così di evitare eventuali sviluppi.